6 Dicembre 2023
Coldiretti Lazio scrive alla Regione: modifiche alle “norme sul governo del territorio” mettono a rischio il mondo agricolo

Granieri: “Aree agricole non sono merce di scambio. Puntare a definire Testo Unico dell’Agricoltura”

“Le proposte di modifica alla legge regionale n. 38/1999 “Norme sul governo del territorio”, rappresentano una pericolosissima deriva verso la deregulation totale, che penalizza gli agricoltori, la produttività delle loro aziende e il valore patrimoniale delle stesse imprese agricole”. Così il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, sulla proposta di modifica PL74 alla legge regionale n. 38/1999.

“Abbiamo chiesto in merito - prosegue Granieri - un incontro al presidente del Coniglio regionale del Lazio, Antonio Aurigemma, per un confronto urgente su questo tema. Riteniamo sia fondamentale definire al più presto un Testo Unico dell’Agricoltura all’interno del quale, così come da impegno condiviso con il Presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, trattare temi di urbanistica in zona agricola esclusivamente in una visuale d’insieme”. 

Tra le modifiche proposte troviamo quella all’art. 55 comma 2, che ha lo scopo di consentire “la demolizione e ricostruzione degli edifici esistenti legittimi e/o legittimati, con il vincolo di non superare le superfici lorde esistenti o il volume, anche accorpando più corpi di fabbrica”. 

E ancora al comma 3 bis dello stesso articolo, sono previsti interventi di manutenzione straordinaria consistenti nel frazionamento “in una o più entità immobiliari”, mentre attualmente è possibile il frazionamento“da una a due unità immobiliari”.

Per proseguire con le modifiche al comma 3 quinques dell’art. 55, che stabiliscono: “E’ sempre consentita, nei limiti previsti dagli strumenti urbanistici comunali vigenti, la realizzazione di pertinenze (quali portici, piscine, ecc..), locali accessori (quali cantine, magazzini, ecc..), arredi (quali pergole, pergolati, pergotende ecc..) e locali tecnici a servizio delle unità immobiliari principali a destinazione residenziale”. Prevedendo, inoltre dei “parametri inaccettabili per la regolamentazione di tali manufatti, che di fatto aprono a chiunque sia in possesso di un terreno di almeno 30.000 metri quadri”, aggiunge Granieri sottolineando che “le aree agricole non sono merce di scambio - spiegaGranieri - e ci batteremo contro ogni tentativo di ledere a questo principio inderogabile”.

E si prosegue su questa linea anche nelle modifiche proposte all’art. 57, “che di fatto consente di andare in deroga al loro minimo - afferma Granieri - e anche in questo caso senza la presenza di un Pua, qualora ci sia la necessità di costruire la prima casa in zona rurale, dove, inoltre, si possono prevedere dei frazionamenti”.

Le modifiche al comma 2 dell’art. 57 prevedono che “la realizzazione delle strutture a scopo abitativo” sia consentita “in deroga alle dimensioni del lotto minimo previste dai singoli strumenti urbanistici comunali e comunque nel rispetto dell'unità aziendale minima. L'intervento è soggetto al versamento del contributo di costruzione senza riduzioni”.

“Tali modifiche - aggiunge Granieri - prevedono dei parametri inaccettabili per la regolamentazione di tali manufatti, che di fatto aprono a chiunque sia in possesso di un terreno di almeno 30.000 metri quadri. Tutto le novità che vorrebbero introdurre previste vengono consentito senza la presenza di un Pua, che rappresenta una garanzia per il mondo agricolo. Questo per noi è inaccettabile. La legge regionale 38/1999 è la norma quadro dell’edificazione è la norma quadro dell’edificazione in zona agricola, che tutela e deve continuare a tutelare i territori dall’indiscriminato consumo di suolo”.

Una legge, la 38/1999, “che garantisce al mondo agricolo - conclude Granieri - di investire mantenendo il valore patrimoniale, valore che qualora fosse approvata la proposta di modifica PL74 sarebbe certamente diluita. E a questo punto il danno, oltre che significativo, sarebbe irrecuperabile. Non è accettabile immaginare di svendere il valore aggiunto del modello agricolo laziale”. 

 
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