“Lo sviluppo incontrollato della fauna selvatica continua a essere un enorme fardello per la crescita del settore agricolo laziale, con migliaia di aziende a rischio chiusura o fortemente penalizzate sul mercato in termini di competitività. Nel 2017 i danni stimati sono stati di oltre 7 milioni di euro e nel 2018 la situazione è ulteriormente peggiorata. Il fenomeno è fuori controllo, riguarda Roma e tutte le province, da Viterbo a Latina, da Rieti a Frosinone, con gli assalti di cinghiali, corvi e lupi sempre più frequenti. Particolarmente grave la problematica relativa agli ungulati che, nel Lazio, provocano danni stimati in 4 milioni di euro ogni anno, con una presenza in aumento del 200% in alcuni territori.
Anche il commissario Ue alla salute Vytenis Andriukatis, durante il Forum a Cernobbio, ha sottolineato la necessità di ridurre il numero di cinghiali perché provocano molti incidenti e sono vettori di peste suina con nuovi casi che si stanno manifestando in diversi Stati membri dell’Ue e il preoccupante precedente della Sardegna. E’ necessario dunque ripensare al più presto a un nuovo modello di sviluppo delle aree dove questi animali vivono e si riproducono: i parchi, al cui interno gli agricoltori, con le loro famiglie, svolgono un ruolo fondamentale di manutenzione e controllo del territorio. In Italia sistemi virtuosi di contenimento sono già stati adottati, si tratterebbe semplicemente di prenderli come riferimento e adattarli alla realtà locale. In tal senso con la Regione Lazio abbiamo avviato un percorso di lavoro positivo che sono convinto possa dare i risultati sperati e attesi. Ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza che non si può continuare a ignorare o sottovalutare solo per pregiudizi ideologici, in ballo ci sono anche la salute animale e l’incolumità pubblica”. Lo comunica in una nota David Granieri, presidente Coldiretti Lazio.